Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. (Josè Saramago)
Un viaggio unico, versatile, significativo e non privo di incidenti di percorso come quello della Cannabis.
Cannabis, Canapa, Ganja, Marijuana o come la volete chiamare è la pianta che ha accompagnato l’umanità in quasi tutta la sua storia. Il suo più antico ritrovamento riguarda un reperto in stoffa datato 8000 a.C.
Nata in Asia, la cannabis è stata utilizzata per scopi medici, spirituali, religiosi e ricreativi. Nei libri Veda (testi sacri indù) si parla di “allucinogeni intossicanti”, in un trattato di farmacologia cinese attribuito all’Imperatore Shen Nung e datato 2737 a.C., si trova il primo riferimento all’utilizzo della cannabis come medicina. Si hanno testimonianze di questa pianta tramite Erodoto (5 a.C.), il quale scrive che i popoli del Mar Nero, gli Sciiti ed i Traci, tessevano le loro vesti con la canapa e gettavano la cannabis nel fuoco, dove “seduti intorno in circolo, inalano e vengono intossicati dall’odore, proprio come i Greci col vino, e più se ne butta più diventano intossicati, fino a che si alzano e ballano e cantano”. Ed ancora, altri scrittori e viaggiatori più recenti come Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia e Marco Polo menzionano la Cannabis, fonte di fibra ma anche nota per le sue proprietà psicoattive in tutta l’Asia, in tutto il Medio Oriente ed in gran parte del Mediterraneo. Non si conosce precisamente il periodo in cui la Canapa fu introdotta in Europa centrale ed in Italia, ma Erodoto parla anche delle forti analogie che avevano i Traci e gli Etruschi, accumunati da conoscenze tecniche e credenze rituali comuni. Dal settimo secolo a.C. comincia a sentirsi nella penisola la presenza etrusca. Erano un popolo specializzato nella coltivazione, in cui era compresa la Canapa. A conferma di ciò, furono ritrovati dei resti di polline di canapa negli scavi archeologici appena fuori dalla città di Bologna. Era infatti utilizzata dagli Etruschi come coltura per rifertilizzare i terreni con la rotazione delle colture e ovviamente per l’ottenimento di fibra, impiegata in vari settori: agricolo, bellico, navale. L’incontro-scontro tra la civiltà etrusca e i Romani non poteva escludere la canapa. E prendendo esempio dalle fruttuose conoscenze agricole degli Etruschi appena conquistati, i Romani incentivarono il cannabetum (coltivazione di canapa) su tutto il territorio conquistato. Tuttavia, gli europei conoscevano, ovviamente, anche le potenzialità ricreative della pianta, tant’è che nel 1484 una bolla papale ne vietò l’uso ai fedeli. Nonostante la condanna della Chiesa, attorno al 1800 , l’utilizzo della cannabis a scopo ricreativo era molto diffuso tra gli intellettuali e a Parigi nacque il Club des Hashischins, ovvero il Club dei mangiatori di hashish, frequentato da poeti e scrittori del calibro di Victor Hugo, Alexandre Dumas, Charles Baudelaire, Honoré de Balzac e Théophile Gautier.
Altri esempi della sua versatilità smisurata sono La Bibbia di Gutenberg, che fu stampata nel 1453 su carta di canapa importata appositamente dall’Italia e le vele delle caravelle di Colombo. Dall’altra parte del mondo, George Washington e Tomas Jefferson facevano coltivare i loro campi a canapa e, come se non bastasse, la stessa Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti fu stesa su carta di canapa.
Noi italiani abbiamo avuto una forte tradizione agro-industriale legata alla canapa se pensiamo che fino agli anni ’30 del secolo scorso eravamo i secondi produttori al mondo per quantità, dietro alla Russia, ed i primi per la qualità del prodotto. Nel periodo migliore nel nostro Paese erano coltivati a canapa oltre 120mila ettari con un rendimento annuo che sfiorava gli 800mila quintali. Poi si è assistito ad una progressiva scomparsa della canapicoltura italiana. Fra le principali cause sono da annoverare l’applicazione delle leggi che disciplinano gli stupefacenti, l’assenza di trasformatori della materia prima e quindi la mancanza di semi e varietà, per non parlare poi della presenza di altri business sostitutivi e remunerativi. Solo nel 1998, e grazie al contributo UE, si è ripreso a coltivare la canapa industriale in Italia, ma mai come un tempo.
Nei secoli la canapa ci ha aiutato ad immaginare il nostro futuro, a tessere la nostra storia ed a scrivere le nostre memorie.
Nel rispetto della nostra tradizione, adesso il nostro compito è quello di creare una moderna, funzionale e remunerativa filiera della canapa, regolamentando l’intero settore, dalla produzione della materia prima alla trasformazione in prodotti finali.